white red and green map

𝓘 𝓶𝓲𝓮𝓲 4 𝓷𝓲 𝓮 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓮 𝓿𝓪𝓵𝓲𝓭𝓮 𝓪𝓵𝓽𝓮𝓻𝓷𝓪𝓽𝓲𝓿𝓮 𝓭𝓲 𝓿𝓲𝓪𝓰𝓰𝓲𝓸

𝓛𝓪 prima 𝓫𝓪𝓽𝓽𝓵𝓮 𝓯𝓻𝓪 𝓪𝓵𝓬𝓾𝓷𝓮 𝓬𝓲𝓽𝓽à 𝓔𝓾𝓻𝓸𝓹𝓮𝓮

a city street with people walking down it
a city street with people walking down it
beige concrete tower
beige concrete tower
Ci sono città che ti entrano dentro fin dal primo sguardo. Non sempre per la loro bellezza da cartolina, quella che mette tutti d’accordo, ma per qualcosa di più sottile: l’energia che sprigionano, le emozioni che sanno accendere, la sintonia che riescono (o non riescono) a creare con chi le attraversa.

La scintilla, quella vera, non nasce mai da un solo dettaglio. È un intreccio di elementi: le persone con cui viaggi, la stagione in cui arrivi, quello che stai cercando in quel preciso momento, il modo in cui gli abitanti vivono la loro quotidianità, la sensazione di sentirti a casa o totalmente altrove, il cibo che assaggi per la prima volta. Tutto si mescola in un equilibrio unico e personale.

Per questo la bellezza di un luogo è, in molti casi, soggettiva. Ci sono città che ti conquistano subito e altre che scivolano via senza lasciare traccia. Ed è proprio da queste impressioni che nasce la voglia di tornare… o di non farlo.

Nel mio blog scelgo di raccontare soprattutto le destinazioni che mi hanno fatta innamorare, per due motivi:

  • Mi entusiasmo facilmente. Anche per dettagli minuscoli che forse non meriterebbero tanta attenzione. Nei viaggi, come nella vita, cerco sempre il lato positivo: mi emoziona partire, che sia per un’ora o per settimane.

  • Scelgo di raccontare i posti che mi hanno toccata davvero, perché solo lì le mie parole trovano la loro voce.

Eppure, credo sia giusto condividere anche le esperienze meno entusiaste. Non per bocciare quei luoghi – che magari per altri sono veri colpi di fulmine – ma per spiegare perché, per me, non hanno fatto scattare la scintilla. Opinioni personali, niente di più, che però fanno parte del viaggio.

Ecco allora la lista delle 4 città che mi hanno lasciata più tiepida. Non fraintendetemi: non sto dicendo che non siano belle, anzi. Ma a volte l’incanto non arriva, e non c’è nulla da fare.

E siccome il mio lato positivo non riesce a stare zitto 😂, per ognuna vi racconterò anche un’alternativa lì vicino che invece mi ha conquistata. Magari vi farò scoprire posti che non avevate messo in lista, ma che per me hanno acceso subito la fiamma del viaggio.

green trees on island during daytime

1. 𝓝𝓸 𝓑𝓲𝓵𝓫𝓪𝓸, 𝓼ì 𝓢𝓪𝓷 𝓢𝓮𝓫𝓪𝓼𝓽𝓲á𝓷

Bilbao o San Sebastián?

Bilbao e San Sebastián non si sfidano sullo stesso terreno: sono due città profondamente diverse, ognuna con un’anima precisa.
Bilbao è il simbolo della rinascita urbana, una città industriale trasformata in polo culturale grazie a capolavori architettonici come il Guggenheim. È perfetta per chi ama i musei, il design contemporaneo e i contrasti tra moderno e tradizione basca.

San Sebastián, invece, è la quintessenza della dolce vita atlantica: spiagge dorate, passeggiate panoramiche, festival internazionali, e una scena gastronomica che ha pochi rivali al mondo. È una città che si vive con lentezza, tra un pintxo e l’altro nei bar della Parte Vieja e un tramonto sulla Playa de la Concha.

Personalmente, Bilbao è passata quasi inosservata nella memoria, mentre San Sebastián continua a brillare nitida: ricordo il mare, i sapori, la vitalità delle sue strade.

Se hai poco tempo e devi scegliere, San Sebastián è la città che vale davvero il viaggio.

𝓢𝓪𝓷 𝓢𝓮𝓫𝓪𝓼𝓽𝓲á𝓷

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Dopo Bilbao, il viaggio con Chiara e i nostri zaini ci ha portate a San Sebastián, e qui l’atmosfera è cambiata completamente. Sarà che ad accoglierci non c’era solo una città, ma anche dei volti amici: compagni spagnoli conosciuti a Bordeaux, che ci hanno fatto da guida e ci hanno aperto le porte della loro vita quotidiana. Grazie a loro non mi sono sentita una turista di passaggio, ma un’ospite: immersa nei ritmi della città, tra i locali pieni di energia, i festival musicali che risuonavano nell’aria e quella vitalità che sembra scorrere ovunque. 

La storia della città spiega in parte questo fascino. Fondata nel XII secolo come porto strategico, San Sebastián (o Donostia, in basco) ha vissuto momenti difficili, inclusi incendi devastanti nell’Ottocento. Ma proprio dalle ceneri ha saputo rinascere: alla fine del XIX secolo divenne la meta estiva della regina Maria Cristina di Spagna, trasformandosi in un’elegante città balneare. Da allora San Sebastián unisce due anime: quella popolare e viva del popolo basco e quella raffinata della sua tradizione aristocratica.

Passeggiando per la città, le due anime si incontrano. La Bahía de La Concha, con la sua spiaggia perfettamente arcuata, è uno dei simboli più iconici di tutta la Spagna. Per chi ama il surf, invece, c’è la spiaggia di Zurriola, giovane e vibrante. Il cuore pulsante rimane la Parte Vieja, un dedalo di vicoli pieni di bar che servono pintxos, piccoli capolavori gastronomici che si gustano in piedi, spostandosi di locale in locale. Salendo sul Monte Urgull si scopre la parte più storica e silenziosa della città, con vista sulla baia, mentre il Monte Igueldo regala panorami spettacolari e un’atmosfera un po’ retrò grazie al suo parco divertimenti.

E poi ci sono i festival: il Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián, tra i più importanti al mondo, e gli appuntamenti musicali che animano l’estate, rendendo la città un palcoscenico a cielo aperto. Forse è proprio questa vitalità condivisa a farmi ricordare San Sebastián con tanta nostalgia: non solo una città, ma un’esperienza vissuta con chi la conosce davvero.

a large body of water surrounded by trees
a large body of water surrounded by trees
𝓑𝓲𝓵𝓫𝓪𝓸

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Dopo aver trascorso un paio di mesi a Bordeaux per un’estate di studio, la città francese mi era diventata quasi una seconda casa, con i suoi ritmi, la sua eleganza e i piccoli rituali quotidiani. Quando la mia amica Chiara mi ha raggiunta, abbiamo deciso di spingerci oltre: un pullman ci ha portate attraverso i Pirenei fino al nord della Spagna, a Bilbao. Il viaggio in sé aveva il fascino dell’avventura on the road, una promessa di scoperte.

Eppure, al nostro arrivo, Bilbao non mi ha colpita. Forse erano le aspettative, forse la stanchezza dopo mesi lontano da casa, ma la città non è riuscita a trasmettermi quel calore che avevo trovato altrove. L’ho trovata grigia, a tratti distante, quasi in contrasto con l’immagine vibrante e cosmopolita che me ne ero fatta prima di partire.

Eppure, la storia di Bilbao racconta un volto ben diverso: città fondata nel 1300, cuore industriale dei Paesi Baschi, ha vissuto secoli di commercio marittimo grazie al suo porto e alla sua posizione strategica. Nel Novecento era diventata un polo siderurgico, ma con la crisi industriale degli anni ’80 si trovò in declino. Da lì è rinata, reinventandosi come capitale culturale e architettonica. Il simbolo più noto di questa trasformazione è il Museo Guggenheim, progettato da Frank Gehry, che con le sue forme di titanio e vetro ha cambiato l’immagine della città, portandola su tutte le copertine del mondo.

Oltre al Guggenheim, Bilbao custodisce anche un centro storico pittoresco, le Siete Calles, un intrico di viuzze medievali dove si respira ancora la Bilbao autentica. La città è attraversata dalla Ría del Nervión, lungo la quale si affacciano ponti avveniristici come quello di Calatrava, e si possono scoprire locali di pintxos, la versione basca delle tapas. Poco lontano, il Puente Colgante di Portugalete, patrimonio UNESCO, ricorda la forza industriale di un tempo.

Nonostante la sua importanza storica e la rinascita architettonica, Bilbao per me resta legata a una sensazione di freddezza e distacco. Forse perché venivo da un periodo intenso a Bordeaux, forse perché le mie aspettative erano diverse. È una città interessante e con molto da offrire, ma non è riuscita a conquistarmi.

brown and white concrete buildings near body of water under white clouds during daytime
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a large building sitting next to a pool of water

2. 𝓝𝓸 𝓐𝓵𝓲𝓬𝓪𝓷𝓽𝓮, 𝓼ì 𝓥𝓪𝓵𝓮𝓷𝓬𝓲𝓪

Alicante o Valencia? Due modi diversi di vivere la Spagna

Alicante non mi ha colpita particolarmente. È una città carina, con il suo castello che domina dall’alto e il lungomare animato, ma l’ho trovata un po’ anonima. Forse troppo legata al turismo balneare, con un centro che si gira in fretta e senza quel qualcosa in più che ti rimane impresso. Una tappa piacevole, certo, ma senza scintilla.

Valencia, invece, mi ha sorpresa in positivo. È più grande, più varia e soprattutto più viva. Mi è piaciuto tantissimo il contrasto tra il centro storico, con le sue piazze e vicoli pieni di vita, e la modernità incredibile della Città delle Arti e delle Scienze. In più, i Jardines del Turia – quel fiume trasformato in un enorme parco urbano – regalano la sensazione di una città a misura d’uomo, dove storia e innovazione convivono in armonia.

E poi c’è la cucina: mangiare la paella proprio lì dove è nata ha reso l’esperienza completa.

Se Alicante per me è stata una sosta tranquilla ma senza emozioni forti, adatta a chi vuole un soggiorno di sole e mare senza troppi fronzoli, Valencia è una città più completa, più interessante, con un’energia che resta addosso anche dopo averla lasciata. Offre cultura, architettura iconica, eventi, spazi verdi, gastronomia di alto livello, spiagge accessibili, i suoi contrasti tra antico e moderno, il Turia che la attraversa e l’energia delle Fallas; in breve, è una città che lascia un segno molto più forte.

𝓥𝓪𝓵𝓮𝓷𝓬𝓲𝓪

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Ho vissuto a Valencia per tre mesi a 16 anni ed è una città a cui sono molto legata. Per me rappresenta i primi passi verso l’indipendenza: la vita da sola per la prima volta, le giornate con i nuovi amici, e il weekend in cui i miei genitori e i miei nonni sono venuti a trovarmi. Ho ricordi bellissimi di quel periodo e proprio per questo, paradossalmente, non credo che tornerei. Consiglio Valencia a tutti perché è una città viva e ricca di cose da vedere, ma per me rimane legata a un ricordo talmente intenso che avrei paura di rovinarlo tornando dopo tanti anni.

Dal punto di vista storico, Valencia ha origini romane: fu fondata nel 138 a.C. come colonia con il nome di Valentia. Nel Medioevo, sotto i Mori, divenne un importante centro agricolo e commerciale, per poi essere riconquistata da Jaime I d’Aragona nel 1238. Nei secoli successivi ha vissuto momenti di grande splendore, in particolare nel XV secolo, noto come il “secolo d’oro” valenciano.

Tra i luoghi da vedere spicca la Ciudad de las Artes y las Ciencias, complesso futuristico firmato da Santiago Calatrava che è ormai un’icona della città. Il Mercado Central è uno dei mercati coperti più grandi d’Europa, perfetto per scoprire i sapori locali. La Lonja de la Seda, patrimonio UNESCO, ricorda il passato commerciale della città. Per chi cerca il verde, il Parque del Turia è un enorme parco urbano ricavato dal letto di un fiume deviato negli anni ’50. Le spiagge, come la Playa de la Malvarrosa, completano l’offerta tra mare e città.

In sintesi, Valencia è una città giovane, dinamica e con molto da offrire sia dal punto di vista culturale che della qualità della vita. Per me resterà sempre un posto speciale, anche se preferisco custodirne il ricordo piuttosto che tornarci.

wide angle photography of buildings during daytime
wide angle photography of buildings during daytime
𝓐𝓵𝓲𝓬𝓪𝓷𝓽𝓮

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Durante l’estate in cui ho vissuto tre mesi a Valencia, ho trascorso un weekend ad Alicante. A parte alcuni scorci interessanti, la città mi è sembrata piuttosto brutta: tanti palazzoni sul mare, costruzioni vecchie e decadenti. È un posto che può andare bene se cerchi solo divertimento, ma senza troppe pretese e, per me, quasi “a occhi chiusi”, senza guardarti troppo intorno.

Dal punto di vista storico, però, Alicante ha radici antiche. Fondata dai Romani come Lucentum, fu poi dominata dagli Arabi, che ne hanno lasciato tracce soprattutto nel castello. Successivamente entrò a far parte della Corona d’Aragona e nel corso dei secoli si sviluppò come porto commerciale strategico.

Le cose principali da vedere sono poche ma significative: il Castello di Santa Bárbara, che domina la città dal Monte Benacantil e offre una vista panoramica sul mare; la Explanada de España, il lungomare con la caratteristica pavimentazione a mosaico; il Barrio de Santa Cruz, il quartiere storico con vicoli stretti e case colorate; e il Museo Archeologico MARQ, che racconta la lunga storia della zona. Naturalmente, c’è anche la Playa del Postiguet, spiaggia urbana molto frequentata.

In sintesi, Alicante ha qualche attrazione interessante e una buona vita notturna, ma non è una città che mi ha colpito in positivo. Le spiagge sono comode ma affollate, il centro urbano è spesso caotico e la presenza dei grandi palazzi sul lungomare toglie fascino al paesaggio. È una meta che può funzionare per un weekend di mare e divertimento, ma dal punto di vista estetico e culturale lascia poco.

pier during daytime
pier during daytime
body of water under blue sky

3. 𝓝𝓸 𝓒𝓸𝓵𝓸𝓷𝓲𝓪, 𝓼ì 𝓓𝓸𝓻𝓽𝓶𝓾𝓷𝓭

Colonia è una città spesso considerata una tappa imprescindibile in Germania, e in parte è vero: la sua cattedrale è imponente e vale sicuramente la visita. Tuttavia, al di là di questo, la città non mi ha colpita particolarmente. Il centro mi è sembrato piuttosto anonimo, con poche esperienze davvero memorabili. Dopo aver visto il Duomo e passeggiato lungo il Reno, la sensazione è stata quella di aver completato il tour principale: bello, ma le attrazioni finiscono presto.

Dortmund, al contrario, pur avendo meno fama turistica, mi ha divertita di più. È una città che vive e respira calcio: lo stadio è un’esperienza a sé e l’entusiasmo dei tifosi è contagioso, anche se non sei un appassionato. Ma non si riduce solo a questo: i musei industriali riconvertiti, le birrerie storiche e i mercatini di Natale (se ci si va nel periodo giusto) offrono una varietà di spunti e un’energia che non mi aspettavo.

Il confronto tra le due città mette in luce approcci opposti. Colonia è l’immagine da cartolina: accessibile facilmente grazie all'aeroporto, conosciuta, dominata da un’icona architettonica che la rappresenta interamente. Ma al di fuori di questo, può risultare meno incisiva, complice anche un’atmosfera grigia e costi non sempre giustificati. È una meta da vedere una volta, senza però trasmettere il desiderio di tornare.

Dortmund, invece, sorprende proprio perché non vive di un simbolo unico, ma di un insieme di elementi che la rendono particolare: il modo in cui ha saputo trasformare il passato industriale in cultura moderna, la presenza di ampi spazi verdi, l’autenticità dei suoi quartieri e la vitalità delle persone. È una città meno wow al primo impatto ma tutta da scoprire, che riesce a lasciare un ricordo forte e positivo.

𝓓𝓸𝓻𝓽𝓶𝓾𝓷𝓭

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Dortmund è il luogo in cui si è disputato il torneo di carte di cui vi parlavo in precedenza e l’ho trovata molto piacevole. Il centro è vivo, pieno di locali e ristoranti, e ci sono tantissimi parchi dove passeggiare o rilassarsi. Lo stadio Signal Iduna Park è impressionante, un vero punto di riferimento della città e un’esperienza imperdibile anche se non sei un appassionato di calcio.

Storicamente, Dortmund era un importante centro industriale, soprattutto per la produzione di carbone e acciaio. Negli ultimi decenni la città ha saputo reinventarsi, trasformando parte del suo patrimonio industriale in musei, spazi culturali e aree verdi, senza perdere la propria identità di città operaia.

Tra le cose da vedere ci sono lo stadio Signal Iduna Park, naturalmente, e il Museo della Birra e dell’Industria, che racconta la storia economica e culturale di Dortmund. Per chi ama la natura, il Westfalenpark e il Rombergpark offrono spazi verdi perfetti per passeggiare. Il centro storico conserva la Chiesa di San Reinoldi, piazze animate e alcuni scorci pittoreschi, mentre nei quartieri residenziali si trovano villette curate e strade tranquille, che mostrano un lato più autentico e vivibile della città.

In sintesi, Dortmund mi ha sorpresa positivamente. È una città che non vive di icone da cartolina, ma di sostanza: il mix di quartieri vivaci, parchi curati, locali e caffè rende l’atmosfera autentica. La presenza dello stadio e la passione per il calcio danno un’identità forte, ma non dominano completamente la vita quotidiana. Nei quartieri residenziali si respira un ritmo tranquillo, tra villette curate e strade alberate, mentre il centro storico offre scorci interessanti e punti di ritrovo animati. Dortmund riesce a coniugare storia industriale, spazi culturali e verde urbano, risultando una città dove si può davvero immaginare di vivere e sentirsi parte della comunità, non solo da visitatori.

𝓒𝓸𝓵𝓸𝓷𝓲𝓪

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Siamo atterrati a Colonia per un torneo di carte Yu-gi-oh a cui partecipava Marco e l’abbiamo usata solo come punto di appoggio per spostarci poi a Dortmund. Al di là della cattedrale, la città non mi ha colpita: l’ho trovata sporca, a tratti squallida, con molto degrado, poca sicurezza e tanti bei topini in giro vicino alla stazione. Il centro storico ha qualche scorcio interessante, ma complessivamente non è una città che mi abbia lasciato un’impressione positiva.

Dal punto di vista storico, Colonia è una delle città più antiche della Germania. Fondata dai Romani nel 50 a.C. con il nome di Colonia Claudia Ara Agrippinensium, ha conservato tracce importanti del passato romano, oltre a essere stata un centro medievale di grande rilevanza commerciale.

La sua attrazione più nota è senza dubbio il Duomo di Colonia, patrimonio UNESCO, un capolavoro gotico con le torri più alte della Germania. Altri luoghi da visitare includono il Museo Ludwig, che ospita una collezione di arte moderna e contemporanea, il Museo del Cioccolato lungo il Reno e la Cattedrale di San Martino, per chi vuole approfondire la storia religiosa della città. Una passeggiata sul Rheinpromenade permette di vedere il fiume e i ponti storici, mentre il centro storico, seppur piccolo, conserva qualche edificio medievale e scorci pittoreschi.

In sintesi, Colonia resta soprattutto una città simbolica: il Duomo è imponente e la storia romana e medievale la rende interessante da un punto di vista culturale. Tuttavia, dal punto di vista dell’esperienza quotidiana la città non mi è risultata piacevole. Può essere una tappa interessante se vuoi vedere la cattedrale o qualche museo, ma come città da vivere quotidianamente o da esplorare con calma, non mi ha convinta. È uno di quei posti che va bene per una visita veloce, ma non lascia il desiderio di tornare.

building near bodies of water at daytime

4. 𝓝𝓸 𝓑𝓲𝓻𝓶𝓲𝓷𝓰𝓱𝓪𝓶, 𝓼ì 𝓛𝓲𝓿𝓮𝓻𝓹𝓸𝓸𝓵

Birmingham vs Liverpool: due esperienze a confronto

Birmingham mi è sembrata una città senza grandi emozioni. È grande e caotica, con alcuni angoli moderni interessanti e canali che ricordano Amsterdam, ma nel complesso l’ho trovata dispersiva, senza quel carattere capace di lasciare il segno. La zona di Gas Street Basin è piacevole per una passeggiata, ma non abbastanza da farmi dire: “ci tornerei volentieri”.

Liverpool, invece, mi ha conquistata subito. La città ha personalità e una storia che si respira ovunque: dai Beatles ai dock riconvertiti in spazi moderni, dai musei che raccontano la vita marittima e operaia a un’energia nuova fatta di musica, arte e creatività. Camminare lungo l’Albert Dock, ascoltare band nei pub e percepire quell’atmosfera un po’ ribelle e autentica rende Liverpool immediatamente riconoscibile.

Il confronto tra le due città è netto. Birmingham è efficiente e funzionale, con musei e infrastrutture interessanti, ma rischia di apparire anonima e poco memorabile. Liverpool, al contrario, è compatta, vivace e culturalmente ricca, capace di lasciare un’impressione duratura grazie a storia, architettura e spazi pubblici curati.

In pratica, Birmingham può funzionare per un soggiorno breve legato al lavoro o come base logistica, mentre Liverpool conquista chiunque voglia immergersi in un’atmosfera unica. Dopo una visita, rimangono impresse le immagini dei dock restaurati, dei locali dei Beatles, del lungomare e del centro storico: dettagli che raccontano la vera essenza della città.

𝓛𝓲𝓿𝓮𝓻𝓹𝓸𝓸𝓵

(link alla mappa 1 e mappa 2)

Liverpool l’ho visitata durante un altro viaggio, abbinata a Manchester. Io amo Manchester, che per me è fuori da qualsiasi classifica, ma Liverpool mi ha colpita altrettanto. Quello che mi ha affascinata di più è la cultura musicale, che permea ogni angolo della città, dai locali ai musei dedicati ai Beatles.

Camminare lungo l’Albert Dock è un’esperienza rilassante: puoi fermarti a mangiare un classico fish and chips e goderti l’atmosfera tranquilla, tra edifici storici restaurati e barche ormeggiate sul fiume. La città ha un ritmo diverso rispetto alle metropoli industriali vicine: più calma, accogliente e facilmente esplorabile a piedi.

Dal punto di vista storico, Liverpool è stata per secoli uno dei porti più importanti del Regno Unito. La sua economia e cultura sono cresciute grazie al commercio marittimo e alla classe operaia che ha plasmato gran parte della città. I dock, oggi ristrutturati, raccontano questa storia e ospitano musei come il Merseyside Maritime Museum. La città è anche nota per la scena musicale: il Cavern Club, dove i Beatles iniziarono la loro carriera, è un luogo iconico da visitare. Altri punti di interesse includono la Liverpool Cathedral, il Walker Art Gallery e il lungomare con il Pier Head, dove si trovano i tre grattacieli simbolo della città, conosciuti come i “Three Graces”.

In sintesi, Liverpool mi ha lasciato un ricordo assolutamente positivo. È una città viva ma rilassata, con una forte identità culturale e musicale, spazi pubblici piacevoli e un fascino storico che la rende unica e facilmente esplorabile.


𝓑𝓲𝓻𝓶𝓲𝓷𝓰𝓱𝓪𝓶

(link alla mappa 1 e mappa 2)

Birmingham è stata l’ultima tappa del mio tour nel nord dell’Inghilterra. Forse non mi è piaciuta proprio perché venivamo da città ordinate e circondate dal verde, come Durham, Newcastle, il Peak District e York. Appena arrivi a Birmingham percepisci subito di essere in una vera metropoli: caotica, sporca in alcune zone e a tratti poco sicura, con quartieri desolati che trasmettono un senso di abbandono. È un ambiente molto diverso dal nord, dove tutto sembrava più raccolto e a misura d’uomo.

Dal punto di vista storico, Birmingham è famosa per essere stata un centro fondamentale della Rivoluzione Industriale. La città è cresciuta grazie all’industria del ferro, dell’acciaio e delle macchine, diventando una delle città più importanti dell’Inghilterra per innovazione e produzione. Questo passato industriale ha lasciato tracce visibili nei canali, nei magazzini e nei vecchi edifici riconvertiti in spazi culturali o commerciali.

Cosa vedere: il Birmingham Museum & Art Gallery ospita collezioni di arte classica e contemporanea, mentre i canali offrono scorci interessanti e passeggiate piacevoli, soprattutto nella zona di Gas Street Basin. La Library of Birmingham, moderna e architettonicamente imponente, è uno spazio da visitare anche solo per l’esterno e per la vista dalla terrazza panoramica. Per chi ama la musica, il Symphony Hall è uno dei migliori auditorium del Regno Unito, e gli appassionati di shopping possono esplorare il Bullring, il grande centro commerciale della città.

In sintesi, Birmingham è una metropoli caotica e vivace, con un passato industriale importante e alcuni angoli interessanti da scoprire. Tuttavia, per chi cerca atmosfere tranquille o città compatte e ordinate, può risultare dispersiva e poco piacevole da esplorare.