city skyline during night time
cars on road near high rise buildings during daytime

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Riprendiamo il nostro viaggio per alcune delle città della East Coast in treno

Giorno 5: Arrivo a Philadelphia nel pomeriggio con un treno da New York (link)

Giorno 6: Tour di Philadelphia

Giorno 7: Partenza verso Washington DC

𝙻𝚎 𝚍𝚞𝚎 𝚊𝚗𝚒𝚖𝚎 𝚍𝚒 𝙿𝚑𝚒𝚕𝚕𝚢

Filadelfia è una città vissuta. Rappresenta il sogno americano infranto, quello degli scioperi, delle fabbriche chiuse e dei quartieri operai che portano ancora i segni del passato industriale. Qui tutto parla di lavoro, fatica e resilienza. Non ha il fascino patinato di New York né l’ordine di Washington: è diretta, concreta, a volte dura.

I murales coprono i muri come una forma di riscatto collettivo, trasformando la ruggine e il cemento in memoria e identità. Filadelfia non cerca di piacere, ma di esistere per ciò che è: una città che ha conosciuto la crisi e ha imparato a conviverci, mantenendo intatta una sua forza silenziosa.

Le sue radici operaie si sentono ancora nei quartieri dove le fabbriche hanno chiuso, ma la memoria della lotta rimane viva. È la città in cui la gente scendeva in strada per difendere il proprio salario, dove i sindacati erano una forma di sopravvivenza prima ancora che di politica.

Sister Cities Park, all’angolo tra 18th Street e la Benjamin Franklin Parkway
vehicles parked near building with graffiti

𝚂𝚘𝚞𝚝𝚑 𝙿𝚑𝚒𝚕𝚕𝚢 𝚎 𝙺𝚎𝚗𝚜𝚒𝚗𝚐𝚝𝚘𝚗

Iniziamo a scoprirla dalle periferie.

L’anima della crisi degli oppioidi

Kensington, invece, è la parte più fragile e controversa della città. È il simbolo della decadenza post-industriale, ma anche della sua realtà più nuda: strade segnate dalla povertà, dall’abbandono e dalla crisi degli oppioidi. Non è un posto facile, ma racconta con chiarezza cosa succede quando il sogno americano si sgretola. Qui la chiusura delle fabbriche, la povertà cronica e la diffusione della dipendenza da oppioidi hanno trasformato interi isolati in zone di emergenza sociale. Strade e case vuote convivono con gruppi di persone che lottano quotidianamente con la dipendenza e l’abbandono istituzionale.

Nel 2022 la città ha registrato 1.413 morti da overdose non intenzionali. Di queste, oltre l’80 % coinvolgevano oppioidi (quasi sempre Fentanyl).

Nel quartiere Kensington — spesso citato come epicentro della crisi nella città — si registra il tasso più alto di morti da overdose per singolo quartiere. Per esempio, nel 2021 il codice postale 19140 ha visto un aumento del 61 % delle morti da overdose rispetto a 2017‑2021.

I residenti percepiscono l’impatto: nel 2025 il 44 % dei filadelfiani dichiara di conoscere personalmente qualcuno con disturbo da uso di oppioidi e circa 1 su 3 dice di conoscere qualcuno morto per overdose.

L’anima della storia industriale

A South Philly si respira un senso di comunità autentico, con i suoi quartieri operai e le strade del centro raccontano decenni di lavoro industriale, scioperi e migrazioni. Qui i murales, i mercati e i caffè di quartiere non sono solo decorazione, ma testimonianze di comunità radicate e identità culturale. Il patrimonio storico non si limita ai monumenti: è nelle famiglie che vivono da generazioni negli stessi isolati, nei negozi che resistono nonostante il tempo e nei rituali collettivi, come le partite di football e basketball, che tengono insieme la città.

Negli ultimi decenni, Philadelphia ha visto un forte declino dell’industria manifatturiera. Il settore manifatturiero, che un tempo contava per oltre il 15‑16 % dell’occupazione privata, oggi è sceso a meno del 10 %.

Tra il 2013 e il 2023 la città ha aggiunto circa 379.200 posti di lavoro (+14,07 %), ma la crescita è stata concentrata nei servizi: sanità ed educazione +28,5 %, professionali e business services +21,4 %, mentre la manifattura ha perso circa 6.000 posti (-3,2 %).

Le conseguenze: per molti quadranti della città, specialmente nei quartieri operai da generazioni, la perdita dei “buoni lavori” industriali ha significato destabilizzazione sociale e occupazionale: meno lavoro stabile, meno salari decenti, più vulnerabilità economica.

a large mural of a man on the side of a building

TRA LE DUE ANIME: IL CENTRO 

Arrivando nel centro di Filadelfia si entra nella parte più attiva della città. Tra uffici, università, locali e mezzi pubblici sempre in movimento, il downtown è il punto dove si concentra la vita quotidiana. Qui si trovano i principali luoghi storici, come la City Hall e l’Independence Hall, ma anche aree moderne come Rittenhouse Square e Market Street. È una zona dinamica e funzionale, dove si incontrano residenti, studenti e turisti, e dove si percepisce la dimensione pratica e operosa tipica di Filadelfia.

E' una città che colpisce. Camminando in centro, c’è qualcosa nell’atmosfera — nei palazzi, nelle strade, nella gente — che ti fa percepire la realtà della città: pur essendo nel cuore urbano, senti che le periferie non sono lontane solo geograficamente. Nei mercati come Reading Terminal Market o nei caffè di Old City ti accorgi di una vitalità che coesiste con le difficoltà. Ha un forte spirito artistico, dai murales di Mural Arts Program ai piccoli studi indipendenti, che trasformano i quartieri più trascurati in spazi di creatività.

C’è anche una sorprendente mescolanza di storie: comunità storiche italiane, afroamericane, filippine e latinoamericane convivono, e ciascuna lascia un’impronta nei ristoranti, nelle botteghe e nelle feste di quartiere. Filadelfia, inoltre, ha una scena musicale appassionata: negli anni ’70 è stata la culla del “Philly Sound”, una variante più calda e orchestrale del soul, portata al successo da artisti come The O’Jays e Teddy Pendergrass. Questo stile, raffinato ma radicato nella vita quotidiana afroamericana, ha dato alla città un posto preciso nella storia musicale americana. Negli anni successivi la scena si è evoluta, passando dal soul e dal jazz all’hip-hop e al rap: oggi Filadelfia è conosciuta per artisti come The Roots, Meek Mill e Lil Uzi Vert

Il cibo e lo sport sono molto più che passioni: sono collanti sociali. In una città che ha conosciuto disoccupazione, crisi industriale e disuguaglianze, queste due dimensioni sono diventate strumenti di appartenenza, linguaggi comuni attraverso cui le persone si riconoscono.

Elfreth's Alley
LO SPORT COME COLLANTE SOCIALE

Lo sport ha un ruolo altrettanto profondo. Le squadre — gli Eagles nel football, i Phillies nel baseball, i 76ers nel basket e i Flyers nell’hockey — sono parte della vita quotidiana. Nel corso degli anni, Filadelfia è stata teatro di alcuni degli eventi sportivi più significativi della storia americana, momenti che hanno contribuito a costruire la sua reputazione di città sportiva per eccellenza.

Il più iconico resta la vittoria degli Eagles al Super Bowl LII nel 2018, contro i New England Patriots di Tom Brady. Per la città è stato molto più che un trionfo sportivo: è stato un riscatto collettivo. Dopo decenni di delusioni e una lunga attesa, la vittoria degli Eagles ha rappresentato il coronamento di un’identità fondata sulla resistenza e sulla fedeltà dei tifosi. Le celebrazioni durarono giorni, con un corteo lungo il Benjamin Franklin Parkway che riunì oltre due milioni di persone — un momento di unità autentica in una città spesso divisa.

Un altro episodio storico fu la World Series del 2008, vinta dai Philadelphia Phillies, la seconda nella storia della squadra. Anche in questo caso, la festa coinvolse l’intera città: per una generazione cresciuta tra chiusure di fabbriche e trasformazioni sociali, quella vittoria rappresentò una boccata d’aria, un ritorno all’orgoglio cittadino.

Nel basket, i Philadelphia 76ers degli anni ’80 segnarono un’epoca, con Julius “Dr. J” Erving e la vittoria del campionato NBA nel 1983. È rimasta una delle stagioni più amate dai tifosi, simbolo di una città che riconosce il valore del sacrificio e della disciplina. Negli ultimi anni, la rinascita dei Sixers ha riacceso quell’entusiasmo, dimostrando quanto profondamente lo sport continui a influenzare l’umore collettivo.

Non va dimenticato nemmeno l’hockey, con i Philadelphia Flyers degli anni ’70, soprannominati i Broad Street Bullies per il loro stile di gioco aggressivo e fisico. Le due Stanley Cup consecutive, nel 1974 e 1975, consolidarono la fama di Filadelfia come città tosta, competitiva e orgogliosamente “blue-collar”.

Il mito di Rocky Balboa non è solo cinematografico: è parte del DNA della città. La sua storia — quella di un pugile qualunque, senza mezzi ma con ostinazione — rispecchia l’identità profonda della città operaia, concreta, segnata dalla fatica e dalla volontà di riscatto. Rocky è diventato il simbolo di chi parte dal basso e non si arrende, di chi affronta il fallimento come tappa inevitabile del percorso.

A statue of a man holding two boxing gloves
A statue of a man holding two boxing gloves
LA CUCINA COME IDENTITA' CULTURALE

La cultura gastronomica riflette la storia della città. Le radici operaie e multiculturali hanno prodotto una cucina diretta, sostanziosa, senza pretese ma ricca di identità. Il cheesesteak è il simbolo più noto, nato come pasto rapido per i lavoratori delle fabbriche e diventato un’icona cittadina, con rivalità storiche tra locali come Pat’s e Geno’s. Panino lungo con sottili fettine di manzo (di solito ribeye), formaggio fuso (Cheez Whiz, provolone o American cheese) e cipolle saltate.
Nasce negli anni ’30 dai fratelli Olivieri, in un chiosco di South Philly.

Dove provarlo:

  • 🏆 Pat’s King of Steaks – l’originale (1237 E Passyunk Ave)

  • 🔥 Geno’s Steaks – il rivale storico, proprio dall’altra parte della strada

  • 💎 Dalessandro’s Steaks – più autentico e amato dai locali (600 Wendover St, Roxborough)

  • 🧀 Jim’s Steaks South Street – riaperto di recente, amatissimo

Curiosità:
Quando ordini, fallo “come un locale”:

“One whiz wit” = con Cheez Whiz e cipolla
“One provy witout” = provolone, senza cipolla

Ma la tradizione culinaria di Filadelfia è molto più ampia:

Ci sono anche piccole panetterie italiane e mercati etnici che raccontano la storia delle comunità immigrate. Passeggiando nei quartieri meno turistici, come Fishtown o Northern Liberties, si percepisce una scena culinaria in fermento: birrifici artigianali, caffè indipendenti dove il cibo è un modo per affermare una continuità in mezzo al cambiamento, un segno di radicamento e di comunità.

people standing and walking near Geno's steak building during nighttime
people standing and walking near Geno's steak building during nighttime
cars parked in front of brown building during daytime

“𝙽𝚘𝚗 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚊 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚏𝚘𝚛𝚝𝚎 𝚌𝚘𝚕𝚙𝚒𝚜𝚌𝚒, 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚊 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚛𝚒𝚎𝚜𝚌𝚒 𝚊𝚍 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚛𝚎 𝚊𝚟𝚊𝚗𝚝𝚒 𝚗𝚘𝚗𝚘𝚜𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚒 𝚌𝚘𝚕𝚙𝚒.”

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Immergiti con me nella città

high rise buildings during daytime

Day tour di Philly

🗺️

Percorso: 30th Street Station → The Mütter Museum → City Hall → Logan Square → Barnes Foundation → Rodin Museum → Philadelphia Museum of Art → Eastern State Penitentiary → Edgar Allan Poe House → Liberty Bell

1️⃣ 30th Street Station

📍 2955 Market St

Una delle stazioni ferroviarie più belle d’America, inaugurata nel 1933 in stile Beaux-Arts e decorata con marmi e colonne imponenti.
All’interno, la statua “Angel of the Resurrection” commemora i ferrovieri caduti in guerra — un momento di silenzio quasi sacro nel frastuono dei treni.

👉 Consiglio: al mattino la luce filtra dalle grandi finestre in modo spettacolare; perfetta per le foto.
Dove fermarti: “Cira Green” (a pochi minuti a piedi) offre una terrazza panoramica sulla skyline.

2️⃣ The Mütter Museum

📍 19 S 22nd St

Un luogo dove scienza e inquietudine si incontrano.
Il Mütter Museum raccoglie preparati anatomici, crani deformi, organi conservati, scheletri e strumenti medici del XIX secolo.
Non è un museo per tutti, ma chi ha curiosità e spirito riflessivo lo troverà affascinante: un viaggio nel corpo e nella fragilità umana.

🕰️ Tempo di visita: 45–60 minuti
💡 Da non perdere: il cervello di Einstein conservato in teche microscopiche.
📸 No foto all’interno — e questa regola rende l’esperienza ancora più intima.

3️⃣ Municipio di Filadelfia (City Hall)

📍 1400 John F Kennedy Blvd

Il Philadelphia City Hall è un capolavoro di architettura civica: la più grande sede municipale in America.
Sormontato dalla statua di William Penn, fondatore della città, domina il cuore del centro urbano.
Puoi salire sulla torre panoramica (l’ingresso è da Market Street) per una vista a 360° su Filadelfia.

🏛️ Curiosità: un tempo la statua di Penn doveva restare il punto più alto della città — fino a quando la costruzione di grattacieli “violò la promessa”, e i tifosi associarono la “maledizione di Penn” alla siccità di vittorie sportive.

4️⃣ Logan Square

📍 19th St & Benjamin Franklin Pkwy

Un’oasi verde nel cuore della Benjamin Franklin Parkway, ispirata ai boulevard parigini.
La Swann Memorial Fountain, con le sue figure mitologiche, rappresenta i tre fiumi della Pennsylvania: Delaware, Schuylkill e Wissahickon.
È un luogo di passaggio e respiro, circondato da musei e da studenti con laptop e caffè in mano.

💡 Consiglio: sedersi sulla panchina con vista sulla Parkway e osservare le bandiere delle Nazioni Unite che sventolano lungo la strada.

5️⃣ Barnes Foundation

📍 2025 Benjamin Franklin Pkwy

Uno dei musei d’arte più preziosi al mondo, fondato dal collezionista Albert C. Barnes.
La collezione è una meraviglia: Renoir, Cézanne, Matisse, Picasso, Modigliani e molti altri, disposti secondo principi estetici personali e non museali.
Ogni sala è un dialogo di forme, non di nomi: un invito a guardare con attenzione, non a riconoscere.

🕰️ Tempo di visita: 1–1,5 ore
🎟️ Prenotazione consigliata: l’ingresso è a numero limitato.

6️⃣ Rodin Museum

📍 2151 Benjamin Franklin Pkwy

Piccolo ma incantevole, il Rodin Museum ospita una delle collezioni più importanti al di fuori di Parigi.
Nel giardino si trova la celebre scultura “Il Pensatore”, e dentro troverai “Il Bacio” e “Le Porte dell’Inferno”.
È un luogo che invita alla lentezza e al silenzio.

🕯️ Consiglio: entra dopo la Barnes, per un passaggio naturale dalla pittura all’anima scolpita nel bronzo.

7️⃣ Philadelphia Museum of Art

📍 2600 Benjamin Franklin Pkwy

Un colosso neoclassico che custodisce arte da tutto il mondo.
Ma è anche il luogo simbolo di Rocky Balboa — la scalinata è ormai un rito per chi visita la città.
All’interno, puoi spaziare da Van Gogh a Duchamp, da arte asiatica a moderna.

🎥 Non perdere: la vista sullo skyline dal piazzale in cima alle scale.
Café suggestion: “Museum Café” o “The Perelman Café” per un pranzo leggero.

8️⃣ Eastern State Penitentiary

📍 2027 Fairmount Ave

Forse la tappa più suggestiva e cinematografica del tour.
Costruita nel 1829, fu la prima prigione al mondo a introdurre il “sistema di isolamento pensato per la redenzione”.
Tra i suoi detenuti più celebri: Al Capone, la cui cella oggi è ancora arredata con tappeti e mobili d’epoca.

🎧 L’audioguida è narrata da Steve Buscemi ed è davvero ben fatta.
🕰️ Tempo di visita: 1–1,5 ore

9️⃣ Edgar Allan Poe National Historic Site

📍 532 N 7th St

Un piccolo santuario letterario.
Poe visse qui dal 1843 al 1844, e scrisse racconti come Il gatto nero e La caduta della casa degli Usher.
La casa è spoglia, ma proprio in quella nudità si sente l’eco della sua mente tormentata.

📚 Da non perdere: il piccolo scantinato — si dice abbia ispirato la scena finale de Il cuore rivelatore.
🕯️ Atmosfera: malinconica e intima; perfetta per chi ama la letteratura gotica.

🔟 Liberty Bell & Independence Hall

📍 526 Market St

🗺️

Percorso: Liberty Bell → Independence Hall → Benjamin Franklin Museum → Museum of the American Revolution → Elfreth’s Alley → Betsy Ross House → Center City
Durata complessiva (a piedi, con pause): 4–5 ore
Distanza totale: circa 2 km
Ideale per: chi ama la storia, i simboli e i luoghi che conservano ancora la voce del passato

1️⃣ Liberty Bell Center

📍 526 Market St

Il viaggio comincia con un simbolo.
La Liberty Bell, oggi muta, un tempo suonava per annunciare libertà e indipendenza. La sua crepa è diventata emblema di resilienza, la prova che la fragilità può sopravvivere al tempo.
L’iscrizione che la avvolge — “Proclaim liberty throughout all the land unto all the inhabitants thereof” — risuona come un mantra collettivo.

🕰️ Tempo di visita: 30–45 minuti

2️⃣ Independence Hall

📍 520 Chestnut St

Pochi metri più avanti, e sei nel cuore della rivoluzione americana.
Qui, nel luglio del 1776, Thomas Jefferson, Benjamin Franklin e John Adams firmarono la Dichiarazione d’Indipendenza.
Le stanze sono rimaste quasi identiche: tavoli in legno, sedie in cerchio, e l’eco di parole che hanno cambiato il mondo.

🏛️ Cosa vedere: l’Assembly Room e la “Signers’ Hall”, dove vennero apposte le firme.
🎟️ Ingresso gratuito, ma spesso serve un ticket orario (prenotabile online).

3️⃣ Benjamin Franklin Museum

📍 317 Chestnut St

Dedicato al genio più poliedrico dell’epoca, il museo racconta Franklin non come statua, ma come uomo: inventore, scrittore, diplomatico, ironico osservatore della vita.
Le installazioni interattive sono leggere ma profonde: mostrano un’intelligenza curiosa, fatta di sperimentazione e di umanità.

🕰️ Tempo di visita: 30–45 minuti
💡 Consiglio: la parte esterna del complesso conserva le fondamenta della casa originale di Franklin.

4️⃣ Museum of the American Revolution

📍 101 S 3rd St

Uno dei musei più nuovi e suggestivi di Filadelfia.
Racconta la rivoluzione americana non solo attraverso battaglie e leader, ma anche attraverso la vita di donne, afroamericani e nativi, che spesso restano fuori dai libri di scuola.
L’esposizione è coinvolgente: documenti, armi, filmati, e soprattutto la tenda originale di George Washington, simbolo della leadership sul campo.

🕰️ Tempo di visita: 1–1,5 ore
💡 Consiglio: guarda lo spettacolo multimediale della tenda

5️⃣ Elfreth’s Alley Museum

📍 124–126 Elfreth’s Alley

Un salto nel tempo.
Elfreth’s Alley è la strada residenziale più antica d’America, abitata ininterrottamente dal 1702. Le case in mattoni rossi, le porte colorate e i lampioni in ferro battuto raccontano una Filadelfia viva, non musealizzata.
Il piccolo museo interno mostra com’era la vita domestica dei primi artigiani e mercanti.

🕰️ Tempo di visita: 20–30 minuti
💡 Consiglio: è il posto perfetto per scattare foto e respirare un momento di calma dopo le grandi narrazioni storiche.

6️⃣ Betsy Ross House

📍 239 Arch St

Secondo la leggenda, Betsy Ross cucì la prima bandiera americana proprio in questa casa.
Il museo ne ricostruisce la vita quotidiana con un tocco di teatralità: il laboratorio di tappezzeria, la camera da letto, le lettere e i ricordi.
Ma, più che una storia di cucito, è una storia di coraggio femminile in tempi di rivoluzione.

🕰️ Tempo di visita: 30–45 minuti
💡 Consiglio: assisti alla rievocazione con l’attrice che interpreta Betsy: è sorprendentemente coinvolgente.

7️⃣ Center City

📍 Market St & 13th St

Rientrando verso il centro, lasci l’Old City alle spalle e ti ritrovi nella Filadelfia contemporanea: un intreccio di grattacieli e street art, dove il passato e il presente si sfiorano senza confondersi.
Qui puoi chiudere la giornata con una cena rilassata o un cocktail.

🍽️ Suggerimenti:

  • Amada – tapas spagnole moderne, atmosfera raffinata.

  • High Street Philly – perfetto per un panino gourmet e un bicchiere di vino.

  • The Olde Bar – per chiudere con un tocco retrò tra ostriche e cocktail classici.

A large metal bell sitting on top of a table
A large metal bell sitting on top of a table
a group of people walking up and down steps in front of a building
a group of people walking up and down steps in front of a building
“The Bond”, con George Washington e Benjamin Franklin - di fronte al Masonic Temple, all’angolo tra Broad Street e John F. Kennedy Boulevard.
Philadelphia Museum of Art
Independence Hall
Liberty Bell
people walking on street near high rise buildings during daytime

𝙶𝚒𝚘𝚛𝚗𝚘 7: 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚟𝚎𝚛𝚜𝚘 𝚆𝚊𝚜𝚑𝚒𝚗𝚐𝚝𝚘𝚗 𝙳.𝙲.

In uscita la prossima settimana

scritto da Greta Frezzato

greTraveler